Introduzione
La prevalenza della perdita dell’udito aumenta con l’avanzare dell’età, ma può colpire chiunque nel corso della vita.
Gli studi dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) prevedono che entro il 2050 gli ipoacusici, cioè le persone che soffrono di un certo calo di udito, saranno circa 2,5 miliardi.
Si stima che il 30% di questi (circa 700 milioni di persone) avrà bisogno degli apparecchi acustici.
Dati tali numeri, capire chi è a rischio di perdita dell’udito è di fondamentale importanza per l’intera società. Intervenire preventivamente sui cali di udito “evitabili” diventa essenziale.
Vediamo le principali cause:
1. Età
Con “presbiacusia” si intende il calo dell’udito dovuto dall’avanzare dell’età. L’invecchiamento e la perdita dell’udito sono strettamente correlati. Circa il 30% dei settantenni presenta un calo di udito per il quale sono necessari gli apparecchi acustici. Questa percentuale sale al 50% per gli ottantenni.
Secondo i più recenti studi EuroTrak, che offrono un’istantanea della salute dell’udito in Europa, circa il 53% della popolazione di età pari o superiore a 65 anni ha una perdita dell’udito.
È chiaro che, all’aumentare dell’età media della popolazione questi dati sono destinati ad incrementare.
2. Rumore in ambiente lavorativo
La perdita dell’udito indotta dal rumore è la malattia professionale più comunemente segnalata all’interno dell’Unione Europea. Alcune professioni (muratori, musicisti, operai…) sono a maggior rischio a causa dell’esposizione prolungata a rumori forti. In questi casi, l’impatto del rumore pericoloso dipende sia dall’intensità che dalla durata dell’esposizione al rumore. Anche la frequenza e i “picchi” sonori improvvisi possono aumentare i rischi per la salute.
Fortunatamente, negli ultimi anni, si è diffusa una maggiore consapevolezza che ha portato all’adozione di misure di prevenzioni più efficaci, ma non ancora realmente sufficienti a risolvere il problema.
La popolazione in età lavorativa, esposta a rischi di danno uditivo, è numericamente nettamente maggiore rispetto a quella che soffre di un declino dell’udito legato all’età.
L’accesso allo screening e all’assistenza sanitaria per l’udito dovrebbe perciò essere preso in considerazione anche per le persone di mezza età, in modo da sensibilizzarle ed aiutarle ad adottare misure correttive.
3. Stile di vita e fattori ambientali
Anche le scelte di vita e i fattori ambientali contribuiscono alla perdita dell’udito, come l’ascolto di musica ad alto volume e l’esposizione all’inquinamento acustico ambientale.
L’OMS stima che oltre un miliardo di giovani in tutto il mondo siano a rischio di perdita dell’udito a causa dell’esposizione al suono in ambienti ricreativi.
La consapevolezza pubblica di questi rischi è fondamentale, insieme al miglioramento delle linee guida sanitarie, al fine di mitigarne l’impatto e garantire che le persone cerchino interventi e cure in modo tempestivo.
La Commissione europea ha avvertito che i paesi dell’UE non sono sulla buona strada per raggiungere i loro obiettivi di prevenzione e che i livelli di rumore nocivi, soprattutto nel traffico e nelle aree urbane, richiedono un’azione più incisiva.
Campagne educative, politiche mirate e il sostegno a screening regolari possono aumentare la consapevolezza e ispirare maggiori azioni in ampi settori della società che possono essere colpiti dalla perdita dell’udito. Mitigare i rischi e migliorare i risultati in tutto il mondo deve essere uno sforzo collaborativo tra i responsabili politici, gli operatori sanitari e il pubblico.
Fonte: https://hearingyou.org/