Le rappresentazioni artistiche dell’orecchio umano compaiono per la prima volta nell’epoca egizia. Le sue raffigurazioni avevano anche una “funzione”, cioè un invito ad ascoltare le richieste fatte a determinate divinità.
Nell’arte greca troviamo invece riproduzioni senza altri significati, ma modellate con estrema cura nelle proporzioni.
Nelle culture etrusca e romana ritorna ad apparire l’orecchio come oggetto da offrire alle divinità come ringraziamento o preghiera.
Nell’epoca bizantina le orecchie spariscono, praticamente sempre coperte dai capelli.
Bisogna attendere i ritratti di profilo di Giotto per rivedere l’orecchio protagonista.
Solo nel Novecento l’orecchio diventa soggetto principale di un’opera d’arte, con la grande scultura marmorea di Wildt (della quale esiste una riproduzione in scala, dello stesso artista, nel primo citofono costruito a Milano che si trova presso il palazzo Sola-Brusca).
Nel Surrealismo di Magritte e Dalì, poi, diventa protagonista frequente, fino ad arrivare alle installazioni pop di Baldessari.
Fonte: Emanuela Pulvirenti – didatticarte.it